La coltura del nocciolo ha subito, con il passare degli anni, radicali cambiamenti, sia dal punto di vista della cura della pianta, che per quanto riguarda la raccolta del suo frutto. La raccolta di questo prodotto, fondamentale per l’economia del nostro paese, fino ad una trentina di anni fa veniva fatta staccando il frutto direttamente dalla pianta. «l’è la Madonna de mezzo Agosto» (15 Agosto) tutti i proprietari davano inizio alla raccolta delle nocciole, per prime si coglievano le cosiddette “nocchie lunghe”, qualità oggi quasi scomparsa, in quanto per la sua forma non si è potuta adattare all’evoluzione della raccolta. Verso le tre o le quattro del mattino, “la caporala” passava per le vie del paese per radunare l’opra” e una volta al completo la squadra di operai s’incamminava a piedi, con “la pannatella” (panno da cucina legato in modo da contenere: un pezzo di pane, qualche pomodoro o pesca e per quelli più fortunati una fetta di mortadella di somaro), verso il luogo di lavoro; le zone dove allora era più intensa la coltivazione erano: “Fecuccia, contrada Zucchiri, Contea, Gavicchia, Fonno Tosò, la Staziò, Funtana Lampana, campo ‘Spedale, lo Prano”, la valle di Vico prima della seconda guerra mondiale era coltivata quasi interamente a grano e granoturco, piante di nocciolo si trovavano più che altro nella località Canale.
Gli operai iniziavano a lavorare appena faceva giorno, la maggior parte di loro erano donne, le quali effettuavano la raccolta manuale staccando il frutto dai rami e deponendolo nel «parannanzi» mentre gli uomini per facilitar loro questo compito, provvedevano salendo sugli alberi ad abbassare i rami e avvicinarli ad esse. Un operaio era addetto all’imballaggio, cioè faceva svuotare le parannanze piene di nocciole in un sacco, provvedendo nel contempo alla sistemazione delle stesse.