Sono iniziati i monitoraggi per la presenza di insetti fitofagi nei nostri noccioleti!
Il nocciolo è una specie che per la sua rusticità ed adattabilità si trova allo stato spontaneo in vari ambienti collinari e di bassa montagna, ma viene anche coltivata per reddito o in ambito privato e si presta al metodo agricolo biologico.
Per quanto sia elastica nell’accettare diverse situazioni pedologiche, la pianta delle nocciole può soffrire nei terreni troppo asfittici e a volte può essere attaccata da alcuni parassiti animali.
Vediamo quali sono i principali insetti e parassiti che minacciano il nocciolo, anche se i danni seri sono rari perché non è una specie particolarmente delicata.
Eriofide del nocciolo
Si tratta di un acaro che colpisce in particolare le gemme del nocciolo, elette a loro siti di svernamento. La presenza di questo piccolo insettino si riconosce per le dimensioni che assumono le gemme. Le gemme attaccate dall’eriofide infatti assumono un aspetto anomalo, ingrossando rapidamente e diventando di colore rossiccio, cadendo infine precocemente senza poter dare vita a rami. Trattandosi di un acaro sono efficaci dei trattamenti a base di zolfo, previa lettura attenta delle indicazioni riportate sulla confezione del prodotto.
Agrilo
Gli adulti di questo insetto compaiono attorno alla metà di maggio, deponendo le loro uova di colore bianco-arancio sulla corteccia del tronco o dei rami del nocciolo. Le larve che fuoriescono dalle uova scavano gallerie nel legno, danneggiando i vasi interni e causando di conseguenza l’ingiallimento della chioma e la caduta anticipata delle foglie. I rami colpiti dall’agrilo mostrano un caratteristico rigonfiamento a spirale. La pianta colpita in modo grave difficilmente recupera ed è più probabile che muoia, per questo è molto importante individuare i primi sintomi e potare tutte le parti colpite eliminandole dal frutteto o noccioleto e liberandosi così dalla presenza dell’agrilo.
Balanino
L’adulto del balanino è un insetto di colore marrone, è munito di un lungo rostro, cioè una sorta di becco grazie al quale la femmina può perforare il guscio delle nocciole in via di maturazione, e quindi ancora tenero, per deporvi le uova. Dall’uovo nasce una larva che inizia a vivere a spese del seme, e da cui esce solo a maturità per cadere a terra per lo svernamento. Trattamenti naturali a base del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana fatti in autunno possono aiutare a contenere gli attacchi di questo insetto restando nell’ambito dei metodi biologici.
Cimice del nocciolo
Il nocciolo può essere colpito da vari tipi di cimice: dalla cimice verde, dalla cimice marrone e da qualche anno anche dalla temuta cimice asiatica. I danni che le cimici possono arrecare sono di vario tipo: se pungono il frutto nelle prime fasi della sua formazione, ne bloccano lo sviluppo e la nocciola cade a terra precocemente. Se lo pungono invece più tardi, quando il seme si è già in parte formato, provocano il cosiddetto “cimiciato”, ovvero imbrunimenti della polpa, macchie biancastre e soprattutto un grave scadimento qualitativo e peggioramento del sapore delle nocciole, che le rende inutilizzabili.
Le cimici si trattano in agricoltura biologica con piretro naturale, con Azadiractina o con gli olii minerali.
Popilia japonica
La Popolia japonica è un colettero di colore verde metallico-bronzeo originario del Giappone, rinvenuto in Italia per la prima volta nel 2014 nel parco del Ticino. Si tratta di una specie estremamente polifaga, si trova tra giugno e settembre e tra le specie vegetali coltivate e spontanee che attacca, divorandone le foglie fino alle nervature, c’è anche il nocciolo. Il guaio è che non ha predatori naturali nelle nostre zone, si è particolarmente diffusa in Piemonte e in Lombardia, dove si sono sperimentate trappole e trattamenti con nematodi entomoparassiti, con una ricerca che va tuttora avanti. Nella coltivazione biologica si possono anche usare il piretro e il caolino, quest’ultimo un minerale argilloso finissimo bianco che crea una patina sulle foglie ad effetto fagodeterrente (ovvero inibisce l’alimentazione) verso l’adulto della Popilia.
Rodilegno
I rodilegno sono lepidotteri che allo stadio di larva scavano gallerie nei rami e nelle branche, e possiamo riconoscere la loro presenza notando rosura di legno ed escrementi fuori dai fori di penetrazione. Per limitare la sua presenza è utile posizionare dei nidi artificiali per favorire i picchi, uccelli che si cibano di queste larve. Trattamenti ecologici diretti si eseguono con prodotti a base di Bacillus thuringiensis kurstaki.
Cocciniglie
Sono piccoli insetti a scudetto rigido che si attaccano ai rami pungendoli e succhiandone la linfa. Se l’infestazione di cocciniglia riguarda poche piante è possibile spazzolare i rami con strumenti metallici, altrimenti si possono fare irrorazioni con macerati di felce o trattamenti con oli minerali, ammessi in agricoltura biologica anche se sono comunque dei derivati del petrolio.
Ifantria o bruco americano
E’ un lepidottero defogliatore che assomiglia alla Processionaria del pino, ma che risulta innocuo per uomo e animali e che per quanto polifaga non attacca le conifere. L’ifantria è diffusa soprattutto nel nord Italia e qui di solito gli inverni abbastanza freddi riescono a contenere la sua presenza uccidendo molte forme svernanti, ma le temperature più miti che si sono registrate negli ultimi anni probabilmente non hanno aiutato come fattori limitanti. Il danno che le larve di bruco americano compiono è la scheletrizzazione delle foglie, di cui risparmiano solo le nervature lasciandovi sopra tutta la tela e gli escrementi. L’ifantria colpisce anche il nocciolo ma le sue specie preferite sembrano essere il gelso e l’acero americano, considerate quindi piante spia per questo parassita. Per controllarlo bisogna eliminare e distruggere i rami colpiti e pieni di larve e trattare con Bacillus thuringiensis kurstaki, meglio se in orario serale e tempestivamente perché questo prodotto ecologico è più efficace sulle larve giovani.